top of page

Irrisolta questione israelo-palestinese

 

 

Tra il 1980 e 2000, la questione israelo-palestinese ha attraversato almeno 5 fasi diverse.

Tra il 1987 e 1992 migliaia di giovani palestinesi che vivevano in condizioni sub-umane nei campi profughi della striscia di gaza, diedero vita alla cosiddetta Intifada (è  un termine arabo che significa "scuotimento"; è una rivolta popolare). Praticamente questi giovani sfidarono l'esercito israeliano armati di sole pietre; ciò diventa una battaglia simbolica e politica, con la quale intendevano dimostrare la sproporzione delle forze in campo; cioè da un lato uno dei più potenti e moderni eserciti del mondo, dall'altro migliaia di giovani.

 

Grazie a questa Intifada, nel 1993 negli Stati Uniti, il primo ministero israeliano Ytzhak Rabin (ex militare ed esponente del partito laburista) e il leader dell' OLP (Organizzazione per la liberazione della Palestina) Yasser Arafat (esponente del Al-Fatah, la principale delle forze politiche aderenti all' OLP) firmarono a Oslo e Washington, sotto l'egida del presidente Bill Clinton, accordi bilaterali che prevedevano il ritiro israeliano dalle sette maggiori città palestinesi occupate nel 1967 (Cisgiordania e Striscia di Gaza) e la nascita di un organismo politico rappresentativo della popolazione dei territori occupati.

 

Ytzhak Rabin (ex militare ed esponente del partito laburista).

Yasser Arafat (esponente del Al-Fatah, la principale delle forze politiche aderenti all' OLP).

Nel 1995, un giovane ebreo, ostile alla politica di apertura e di pace di Rabin, assassinò il primo ministro israeliano nel corso di una pubblica manifestazione; perciò interruppe bruscamente il processo di pace. In Israele, i laburisti persero  la guida del governo a favore del Likud, partito di destra guidato da Benjamin Netanyahu, contrario al processo di pace e a qualunque tipo di concessione ai palestinesi.

S.S. Israele-Palestina

S.T. 1980-2000

Nei territori occupati, Hamas ("Movimento di resistenza islamica") - una formazione radicale e religiosa contraria a una soluzione politica della crisi e favorevole  alla distruzione Israele - conquistò l'egemonia sui movimenti di resistenza palestinese, indebolendo il prestigio e la rappresentatività dell' OLP.

Nel 2000 si aprirono nuove trattative tra Arafat e il laburista Ehud Barak, il successore di Netanyahu, che basava su due capisaldi: il ritiro delle truppe israeliane dai territori occupati e l'impegno palestinese di contrastare le azioni terroristiche di Hamas. Ma, l'accordo saltò, a causa della delicatissima questione della sovranità di Gerusalemme, che sia gli israeliani sia i palestinesi rivendicavano come capitale.

 

Il primo ministro israeliano Ehud Barak e il leader palestinese Yasser Arafat durante il loro primo incontro al checkpoint di Erez al confine tra Israele e la striscia di Gaza, l’11giugno 1999.

Questo fallimento ebbe conseguenze devastanti: una nuova Intifada divampò nei territori occupati, ma questa volta al posto dei sassi e delle pietre comparvero le bombe. Decine di attacchi suicidi contro obiettivi civili (particolarmente colpiti gli autobus di linea carichi di civili che si recavano a scuola o al lavoro) seminarono morte e distruzioni a Gerusalemme e Tel Aviv.

 

Nel 2001 il governo israeliano fu assunto da Ariel sharon, il leader della destra oltranzista israeliana, contraria a ogni compromesso con Arafat e assertore di una politica  militarista  e repressiva nei campi profughi.

La lenta espansione di Israele

Linguaggio e pensiero

 

Si definisce Terrorismo  tutte le azioni compiute nell'ambito di lotte armate che non siano intese semplicemente a colpire le forze armate avversarie ma a spargere il terrore fra le popolazioni civili. Oppure Azioni di gruppi irregolari (cioè che non hanno divise, insegne che li rendono irriconoscbili) che uccidano prevalentemente civili allo scopo di terrorizzare la parte avversaia.

 

Terrorismo islamico

 

SHAID

 

Si definisce il suicidio religioso quando il combattente islamico porta la strage nell'ambito dei "nemici" facendosi saltare con l'esplosivo secondo un rituale abbastanza preciso nella prospettiva di raggiungere immediatamente il paradiso. Questo viene denominato "SHAID", termine coranico che significa morire combattendo contro gli infedili. Per i terroristi islamici lo "SHAID" è una persona che si lascia esplodere uccidendo indiscriminatamente tutti quelli che sono intorno a lui, considerati comunque nemici. I fondamentalisti islamici: intendono la loro lotta come lotta dell'Islam.

 

JIHAD

 

Nel corano il termine ha significato di «sforzo». Ovvero impegno, coinvolgimento personale e comunitario sulla via di Dio. Può essere interpretato in senso spirituale (come ad esempio dai sufi), trasformazione del sé, raggiungimento della perfezione spirituale che consente di avvicinarsi a dio. Ha avuto caratterizzazione bellica, che può essere offensiva o difensiva. Offensiva nel senso di estensione della comunità islamica, ma mai come strumento di forzata conversione degli infedeli. Perché usano il terrorismo? Il terrorismo è spesso l’arma di coloro che non hanno la possibilità di mettere in campo eserciti organizzati. Non riduciamo il terrorismo al jihad. Ma è il jihad che usa il terrorismo, è una questione tattica. 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

SHARIA

 

Sharia vuol dire "direzione": ha valore più etico, ideologico che normativo.Nel Corano e nella Sunna (testi fondamentali dell’islam) sono contenute norme civili e penali. Un conto è la rivelazione, altro è l’interpretazione fatta sulla rivelazione, umana e contestualizzata, a cui è data autorevolezza della sharia fraintendendo e tradendo le aspirazioni originarie. Quando i gruppi fondamentalisti vogliono applicare la sharia, intendono alcune regole di comportamento, velo, applicazione delle pene corporali. Agitare lo spauracchio della sharia è un problema più formale che sostanziale. Operano una semplificazione, radicalizzando alcune norme che fanno scalpore e sono anche utilizzate a livello mediatico.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Fonti:

 

Bibliografia 

 

  • 360○ di storia  (di Anna Maria Montanari, Daniele Calvi, Marcello Giacomelli);

  • La discussione storica 3 di De Bernardi Guarracino;

  • Scipione Guarracino storia negli ultimi 60 anni di Bruno Mondadori;

  • Mille duemila  un mondo al plurale 3 di Valerio Castronovo.

 

Sitografia:

 

 

 

 

 

 

bottom of page